Il selfie come progetto di bellezza, la chirurgia estetica diventa social

Donne e uomini al Mater Olbia per cercare la perfezione fisica
Da richieste di bellezza da parte di pochi a un vero e proprio fenomeno di massa. Sì, oggi la chirurgia estetica è per tutti. Ma si presenta con un volto diverso. Anche per l'avvento dei social e per la tendenza globale: farsi i "selfies" utilizzando filtri ingannevoli per arrivare all'immagine perfetta. Roberto Scalco parte proprio da qui. Dalla grande trasformazione della chirurgia estetica. Prima vi ricorrevano i personaggi del mondo dello spettacolo, oggi chiunque può migliorare il proprio aspetto. Scalco è arrivato poche settimane fa al Mater Olbia. E rappresenta una marcia in più di esperienza e professionalità per l'équipe guidata da Domenico Pagliara. Dopo la laurea in Medicina alla Sapienza di Roma e la specializzazione in Chirurgia plastica ed estetica al Gemelli, Roberto Scalco ha lavorato anche all'estero in reparti di eccellenza della chirurgia estetica. Masi è pure perfezionato in chirurgia generale, chirurgia della mano, reparto ustionati, maxillo facciale, otorinolaringoiatria, senologia e medicina estetica. E dal 2009 è presidente dell'Associazione Chirurgia Estetica Avanzata.
Dottor Scalco. Parliamo del cambiamento della chirurgia estetica legato ai social.
«L'avvento dei social e tutte le app che consentono di modificare il viso e in parte il corpo hanno stravolto tutto. A partire dal rapporto medico-paziente. I pazienti si presentano da noi con foto modificate da loro stessi e spesso richiedono un risultato che non è riproducibile in sala operatoria. Comunque sia, la medicina estetica e la chirurgia plastica sono un fenomeno di massa che cresce senza sosta. E infatti, come ha sottolineato il dottor Pagliara, ogni anno si registra un aumento del 20 per cento».
Una parola d'ordine, quando si parla di chirurgia estetica, è riscatto.
«Sì, la chirurgia estetica può cambiare la vita di una persona. Per raggiungere questo obiettivo, al Mater Olbia mettiamo a disposizione la nostra competenza. Ma l'enorme problema è rappresentato dall'aspettativa che il paziente ha rispetto all'intervento e ai risultati ottenibili. Noi medici passiamo gran parte del tempo a riportare i pazienti con i piedi per terra. Le donne arrivano molto informate: hanno già letto tutto e visto su YouTube. Sono addirittura loro che suggeriscono una tecnica piuttosto che un'altra. Rispetto al passato, siamo anni luce di distanza. Si crea uno stallo iniziale nel corso della prima visita, durante la quale il chirurgo serio deve centrare la richiesta del paziente. Appena si capisce, si inizia a parlare di tecniche e percorsi chirurgici».
Che cosa è accaduto alla chirurgia estetica quando è esplosa l'emergenza sanitaria?
«C'è stato un aumento delle richieste di interventi durante il lock down. Le persone avevano più tempo per concentrarsi sul proprio aspetto. Ed è accaduto soprattutto alle ragazzine, nonostante sia una fascia di età che non conosco. Ho letto di recente che il 75% delle giovani trai 14 e i 16 anni sono insoddisfatte del loro aspetto. E questo è anche il frutto del meccanismo dell'algoritmo di Instagram o di Tik Tok: fenomeno destabilizzante e terrorizzante. Non c'è possibilità di controllo. Domina il profitto e non la possibilità di aprire gli orizzonti per fare comunicazione o favorire la socialità. Le ragazze arrivano a ricattare le madri per ottenere un intervento di chirurgia estetica, ricorrendo a quei canali dove c'è una chirurgia a buon mercato. Questo è allarmante».
Gli interventi più richiesti?
«L'aumento del seno. E le fasce di età delle persone (soprattutto donne) che richiedono interventi di chirurgia estetica sono comprese tra i 18 e i 75 anni. Per le 75enni parliamo di lifting, trai 18 e i 20 anni di interventi al naso e al seno, dai 18 ai 35 di liposcultura. L'uomo richiede prevalentemente la lipo dei fianchi o la blefaroplastica».
Il reparto di chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva del Mater garantisce numerosi interventi in assoluta sicurezza sia per l'eccellenza degli specialisti che per la tecnologia all'avanguardia di cui dispone. Ma ci sono anche alcune situazioni in cui il chirurgo non può essere d'aiuto al paziente.
«I casi fondamentali sono tre - risponde il direttore del reparto Domenico Pagliara -: i minorenni devono sapere che non possono essere sottoposti a un intervento di chirurgia estetica. Stesso discorso per i pazienti che hanno un'alterata percezione della propria forma fisica (dismorfofobia) e la cui necessità è quella di fare un percorso psicologico. E poi ci sono i pazienti che hanno aspettative fuori portata: un naso troppo piccolo o un seno troppo grande. A loro il chirurgo, in maniera etica, deve dire di no. Ma la regola generale più importante è quella di avere tempo per osservare le norme post operatorie. Il risultato non è solo quello che si ottiene in sala e il paziente deve sapere che è bene programmare un intervento di chirurgia estetica se può prendersi cura di sé dopo l'operazione».
Stefania Puorro, La Nuova Sardegna