LA CHIRURGIA PLASTICA AL MATER OLBIA: DALLA TERAPIA DEL LINFEDEMA ALL’ESTETICA
AL MATER OLBIA UN REPARTO ALL' AVANGUARDIA - IN TRE ANNI EFFETTUATI OLTRE MILLE INTERVENTI
L’inaugurazione è recente: gennaio 2023. Ma alle spalle ci sono già tre anni di attività e più di mille interventi. Il centro di chirurgia plastica-ricostruttiva e di microchirurgia del linfedema del Mater Olbia va avanti tutta. Quattro gli ambiti in cui opera: ricostruzione mammaria post-oncologica, microchirurgia del linfedema, rimodellamento corporeo post bariatrico e chirurgia oncologica cutanea. A questi si aggiunge la chirurgia estetica: interventi veri e propri per un rimodellamento del corpo e per il ringiovanimento del viso. Il direttore del centro è Domenico Pagliara che, tra un mese, amplierà la sua équipe con altri tre professionisti.
Microchirurgia del linfedema. Il prossimo 6 marzo verrà celebrata la giornata mondiale del Linfedema (Lymphedema Awareness Day, 6 marzo 2023) con l’obiettivo di sensibilizzare pazienti, operatori sanitari e media. «E il Mater Olbia Hospital - sottolinea subito Domenico Pagliara - entra in prima linea nel percorso di diagnosi, trattamento e prevenzione del linfedema dell’arto superiore rappresentando allo stato attuale l'unico centro in Sardegna e tra i pochi in Italia a dedicarsi alla terapia chirurgica di questa patologia poco conosciuta». Il linfedema è una malattia cronica che colpisce il sistema linfatico e si caratterizza per il gonfiore progressivo degli arti superiori o inferiori. Pur essendo una patologia poco nota, la sua incidenza è in notevole aumento e in Italia si stimano circa 40.000 nuove diagnosi all’anno. Se da un lato il linfedema rappresenta una patologia purtroppo spesso misconosciuta, dall’altro individua una condizione tutt’altro che rara tra i Cancer Survivors. Si stima che il 20% delle pazienti affetta da tumore della mammella svilupperà un linfedema secondario (una paziente su 5). E le ripercussioni sulla qualità della vita possono essere notevoli sia nell’ambito quotidiano che lavorativo (necessità di giorni di malattia e demansionamento). L’impegno e l’interesse crescente della comunità scientifica negli ultimi 10 anni ha permesso di sviluppare un approccio chirurgico specifico per il linfedema. Si parla di supermicrochirurgia con riferimento alla tecnica che permette di individuare vasi di dimensioni inferiori a 0.8mm (come i linfatici) per creare, nel caso specifico, uno shunt nel sistema venoso finalizzato ad allontanare in modo più efficace la linfa dall’arto.
La tecnica chirurgica che prende il nome di anastomosi linfatico-venulari (Lva) richiede un accurato studio preoperatorio, strumentazioni hi-tech che permettano di identificare la posizione di linfatici e venule, skills chirurgiche indispensabili per manipolare strutture di piccole dimensioni identificate al microscopio operatorio La supermicrochirurgia, oltre che a ridurre potenzialmente la circonferenza dell’arto con gli indiscutibili vantaggi sulla qualità della vita riduce l’incidenza di linfangiti (infezioni dei vasi linfatici), con un considerevole vantaggio per il paziente e risparmio economico per il Sistema Sanitario Nazionale.
Fondamentale per un trattamento più efficace è la diagnosi precoce, che ci permette di individuare linfatici che non abbiano ancora subito modificazioni irreversibili. La possibilità di trattare in Sardegna i pazienti con tali necessità consentirà di ridurre notevolmente la migrazione sanitaria verso altre regioni».
L’approccio al paziente con linfedema o rischio di sviluppare il linfedema è personalizzato e multidisciplinare, coinvolgendo senologi, ginecologi, specialisti in radiologia e medicina nucleare, fisiatri, fisioterapisti e personale infermieristico specializzato.
Ricostruzione mammaria. L’obiettivo è uno: usare tecniche sempre più conservative e favorire recuperi più rapidi con meno dolore. «Possiamo così parlare della tecnica di ricostruzione prepettorale - spiega ancora Domenico Pagliara - che si è fatta strada nell’ambito della ricostruzione mammaria negli ultimi anni diventando in molti centri la tecnica di prima scelta per i suoi vantaggi. In particolar modo la preservazione del muscolo grande pettorale consente alla paziente un decorso post-operatorio meno gravoso. Inoltre, posizionando direttamente la protesi mammaria, contestualmente all’intervento di rimozione della mammella, è possibile evitare che la paziente subisca un secondo intervento in cui l’impianto mammario temporaneo, chiamato espansore, dovrà essere sostituito con la protesi. Anche sotto il profilo scientifico sono numerose le pubblicazioni su riviste internazionali che vedono il Mater Olbia in prima linea nell’innovazione delle tecniche di ricostruzione mammaria e nello studio dei principali fattori predittivi delle possibili complicanze».
Rimodellamento corporeo in esiti di chirurgia bariatrica. «Questo rimodellamento (trecento gli interventi in tre anni) consente di risolvere le problematiche correlate alle irritazioni cutanee e agli impedimenti nei movimenti dovuti alla cute eccedente, con gli inevitabili risvolti psicologici. La chirurgia plastica - chiude Domenico Pagliara - rappresenta un valore aggiunto nel nostro percorso bariatrico con benefici a lungo termine sulla qualità di vita. Il paziente affronta inoltre un percorso multidisciplinare che coinvolge differenti specialisti: il chirurgo bariatrico, il chirurgo plastico, lo specialista in psicologia e lo specialista in nutrizione in modo da seguire adeguatamente il paziente sotto ogni aspetto. Questo, infatti, è un iter lungo e non privo di difficoltà».
Chirurgia oncologica cutanea. Al Mater Olbia nel 2022 circa 200 pazienti hanno subito un intervento a causa di un tumore cutaneo. La ricostruzione, soprattutto in alcuni distretti quali il viso o nel caso di lesioni di grandi dimensioni, può richiedere tecniche complesse con la finalità non solo di rimuovere il tumore ma anche di rendere meno evidenti gli inevitabili segni dell’intervento.
«UN PERCORSO DIFFICILE MA LA RICOSTRUZIONE MI HA RIDATO FIDUCIA», IL RACCONTO DI DUE DONNE OPERATE AL MATER
Alessia ha 52 anni, Ida ne ha 48. Due storie e due vite diverse. Così come i percorsi che hanno dovuto affrontare. Ma, anche se non si conoscono, hanno qualcosa in comune. Hanno vissuto entrambe momenti di paura, ma adesso sono due donne felici. Operate al Mater Olbia, raccontano la loro esperienza.
«Anche se non si può vedere - comincia Ida - sotto la mia maglietta c’è una ricostruzione mammaria bilaterale. Condivido però la mia esperienza senza imbarazzo e senza nessuna forma di disagio. Nel luglio del 2019 ho ricevuto la telefonata che aspettavo da tempo: era arrivato il mio turno nella lista d’attesa. Sono stata operata al Mater, a carico del Servizio sanitario nazionale, e ho subìto una mastectomia bilaterale totale e una ricostruzione. Ci tengo a dire che sono tra le persone fortunate e privilegiate che hanno potuto effettuare una ricostruzione immediata in occasione dello stesso intervento. Temevo moltissimo l’incontro con il chirurgo plastico Domenico Pagliara e la sua équipe. Durò una quarantina di minuti e mi vennero date molte importanti indicazioni con la precisazione che una ricostruzione non ha nulla a che vedere con la chirurgia estetica. Non c’è stato un giorno in cui io non mi sia chiesta come mi sarei sentita e come mi sarei guardata allo specchio dopo l’intervento. La data è arrivata, l’intervento e la ricostruzione ci sono stati. E non è stata certamente una passeggiata. Ci sono voluti tre mesi di controlli settimanali e poi ho cominciato pian piano a riguardarmi allo specchio. Alla fine, lo posso dire, ho trovato anche gradevole il mio nuovo aspetto. Una ricostruzione è una cosa con cui si può convivere e di cui non bisogna avere né paura, né vergogna. E dico grazie un’altra volta ancora al dottor Pagliara».
Alessia, invece, è un’ex obesa. Dopo essere stata sottoposta a un intervento di bypass gastrico dall’équipe di chirurgia bariatrica guidata da Piero Giustacchini (novembre 2019), ha affrontato un delicato percorso psicologico per cominciare una dieta. L’obiettivo era infatti quello di perdere peso. «E a maggio del 2020 - racconta Alessia - avevo già perso cinquanta chili. Un ottimo traguardo. A quel punto ho incontrato il dottor Pagliara e sono stata sottoposta ad un intervento per eliminare la pelle in eccesso dalle braccia per poi ricorrere, successivamente, all’addominoplastica, sempre a carico del Sistema sanitario nazionale. Nel mio caso, grazie alla buona elasticità dei tessuti, non è stato necessario intervenire sulle gambe. Come mi sento? Oggi sono una donna diversa e ogni volta che mi rendo conto della trasformazione sono sempre più felice. Devo ringraziare innanzitutto gli angeli del Mater per avermi donato questa nuova vita. E mi sento talmente bene che quando incontro qualcuno che conosco e che ha problemi di obesità, lo spingo a fare ciò che ho fatto io. Senza esitare un attimo».
QUANDO IL DESIDERIO DI MIGLIORARE L’ASPETTO ESTETICO RISPONDE A ESIGENZE PROFONDE, NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI L’INTERVENTO NON RAPPRESENTA UN CAPRICCIO DEL PAZIENTE
Per la chirurgia estetica la crisi non esiste. Anzi. Con il Covid, periodo in cui si aveva più tempo per curare il proprio aspetto, le richieste hanno registrato un vero e proprio boom crescendo del 30%. Accade anche qui, come in tutta Italia, ed è per questo che l’offerta del Mater Olbia nell’ambito della chirurgia estetista si è rafforzata.
Quindi: si può rimodellare il corpo, aumentare o rimodellare il volume del seno, sottoporsi a interventi di ringiovanimento del viso e di body conturing (per ridefinire i contorni del corpo). Nella maggior parte dei casi, non è un capriccio ricorrere alla chirurgia estetica. Il cambiamento restituisce la voglia di vivere con il sorriso.
Domenico Pagliara, direttore del centro di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica del Mater Olbia, parla delle procedure più richieste. «Tra queste il rimodellamento corporeo post gravidanza (definito mommy makeover), che prevede solitamente un intervento combinato di ringiovanimento e volumizzazione del seno associato alla rimozione della cute addominale in eccesso».
E gli uomini? «Sono sempre più numerosi ma tra gli interventi a cui ricorrono maggiormente c’è la blefaroplastica». C’è un aspetto, però, su cui Pagliara concentra l’attenzione. «La possibilità di eseguire interventi chirurgici migliorativi della propria immagine rappresenta, in ogni caso, un percorso che richiede innanzitutto sicurezza. Una sicurezza che si traduce nella possibilità, come avviene al Mater Olbia, di eseguire la chirurgia in un ambiente protetto che garantisca l’assistenza continua al paziente da parte di personale medico ed infermieristico, in modo da fornire un percorso appropriato e monitorato». Lo sostiene la stessa Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-Rigenerativa ed Estetica che dal 2020, nella sua campagna per la sicurezza in chirurgia estetica, consiglia di “rivolgersi ad uno specialista in chirurgia plastica, approfittando della visita per chiarire ogni dubbio e le aspettative riposte nell’intervento”.
Stefania Puorro, La Nuova Sardegna