MATER ART: COMBATTERE I TUMORI CON LA RADIOTERAPIA AVANZATA
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In un anno assistiti oltre 800 pazienti. Macchinari all’avanguardia.
Mattiucci: l’obiettivo è lavorare in sinergia con gli altri centri oncologici sardi
La convenzione con il sistema sanitario nazionale permette ai pazienti di usufruire gratis di cure, competenze e tecnologie.
L’obiettivo è uno: contribuire a colmare le necessità terapeutiche della Gallura e di tutta la Sardegna. È nato per questo il Mater ART, il centro di radioterapia del Mater Olbia. Accreditato nel marzo del 2021 ha cominciato a operare nell’agosto dello stesso anno permettendo ai pazienti, grazie alla convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale, di usufruire di cure, competenze e tecnologie.
Ma qual è il fabbisogno di radioterapia in Sardegna? Gli ultimi dati sono quelli del 2019 (AIRTUM – Associazione Italiana Ricerca Tumori): ogni anno nella regione si registrano 10.200 nuove diagnosi di tumore. Il nord-est della Sardegna, ovvero il territorio di Olbia-Tempio (162mila abitanti) conta circa 1.000 nuove diagnosi all’anno.
«Dalle linee guida dell’Associazione Italiana di Radioterapia Oncologica (AIRO) - spiega Gian Carlo Mattiucci, responsabile del centro di Radioterapia Oncologica - risulta che il 75% dei pazienti con una diagnosi di tumore necessitano nel loro percorso di cura un trattamento radioterapico. Quindi noi, in Gallura, dovremmo occuparci di circa 700 pazienti l’anno, il 75% dei quali, come indicato dall’Associazione Europea di Radioterapia Oncologica (ESTRO), devono fare radioterapia con alte tecnologie. Come Mater ART sicuramente copriamo il fabbisogno del Nord Est, ma possiamo dare un contributo agli altri distretti sanitari dell’isola proprio con l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, considerando che in tutta la regione la stima dei pazienti con indicazione a Radioterapia High Tech è maggiore di 5.000».
Il Mater ART dal dicembre 2021 al novembre del 2022 ha visitato e offerto consulenze a 819 pazienti. Da dove arrivano? 434 dalla Gallura, 152 da Sassari, 118 da Cagliari (il 17%), poi da tutto il resto dell’isola. Non vi è dubbio che l’avvio delle attività del Mater ART stia contribuendo a limitare il flusso dei pazienti oncologici verso altre regioni; i numeri dicono chiaramente che la nostra radioterapia tratta costantemente pazienti provenienti da tutti i comuni della Sardegna.
Nello stesso periodo i pazienti sottoposti a trattamento radioterapico sono stati 644, per un totale di 772 cicli di terapia. Le neoplasie più frequentemente trattate sono state quelle della mammella (33%), prostata (24%), polmone (14%), del distretto testa-collo (8%) e colonretto (7%). Il 25 % circa è stato rappresentato da pazienti metastatici.
Ma che cosa rappresenta la radioterapia? «E’ una delle armi nella sfida ai tumori insieme alla chirurgia, alla chemioterapia e all’immunoterapia. Grazie alla tecnologia - spiega ancora Gian Carlo Mattiucci - siamo in grado di “modellare” con estrema precisione l’intensità delle radiazioni che vogliamo indirizzare sulla lesione, in base al numero di sedute previste e alla loro durata. E soprattutto possiamo intercettare eventuali minimi “spostamenti” dei bersagli di trattamento preservando al massimo gli organi vicini sani. Evitando a questi il rischio di effetti collaterali. In certi casi, la finalità del trattamento può essere la completa guarigione, in altri, associando la radioterapia con altri approcci, la cronicizzazione della patologia (e quindi il suo controllo) o anche l’efficace palliazione di sintomi che spesso accompagnano la malattia metastatica condizionando pesantemente la qualità di vita dei nostri pazienti. La radioterapia, dunque, è fondamentale nel trattamento di diverse forme tumorali».
Ma la radioterapia ha anche una parte “chirurgica”. E qui si parla di Brachiterapia o Radioterapia Interventistica «Che tra l’altro - ricorda il professor Mattiucci - è stata la prima tecnica utilizzata per la terapia dei tumori: la faceva Madame Curie ai primi del 1900». Si tratta di una tecnica che consente radiazioni particolarmente mirate «In questo caso l’obiettivo è far arrivare una piccola sorgente radioattiva grande come un chicco di riso all’interno della zona da irradiare. Si concentrano in sostanza alte dosi di radiazioni nella massa tumorale risparmiando gli organi sani. Noi utilizziamo la brachiterapia per i tumori ginecologici e tumori cervico-facciali. E a proposito di brachiterapia è molto importante il lavoro che il centro avanzato di radioterapia oncologica che il Mater svolge in collaborazione con il Tumor Board delle neoplasie del distretto testa-collo del Nord Sardegna diretto dal professor Bussu, con l’Azienda Ospedaliera Università di Sassari, contro le neoplasie del labbro e vestibolo nasale. «Una vera e propria manovra di accerchiamento del tumore realizzata in due fasi: prima col posizionamento di cateteri temporanei nel naso o nel labbro. E poi con un trattamento mirato di brachiterapia, attraverso i cateteri, per erogare al tumore una dose di radiazioni molto elevata risparmiando i tessuti sani».
Stefania Puorro, La Nuova Sardegna